11 novembre 2010

Djedi, la polvere dei secoli

"Egli può mozzare la testa di una creatura vivente e riattaccarla di nuovo; egli può far si che un leone lo segua e conosce i segreti della dimora del dio Thoth"
Flacone di Georges Chevalier per Baccarat
Secondo Roja Dove è "il profumo più secco di tutti i tempi" mentre per Luca Turin è un "vetiver terribilmente animale". Di certo non è il profumo più secco che abbia mai sentito ma quello più intimamente ombroso, austero e mistico di sicuro. C'è un'aura di sacralità in questa fragranza che sin dall'apertura copisce l'attenzione e già dalle prime note esperidate e più solennemente verdi (artemisia?) è chiaro che la gioia non è verbo del suo linguaggio. Dalle note di testa, chiudendo gli occhi vedo lame di luce che dalle poche aperture di un'architettura imponente tagliano il buio sordo di cui non si percepisce nulla, solo in queste lame si intravede la polvere dei secoli volteggiare. Niente si vede di ciò che ci circonda, si percepisce solo l'umidità che sale dalla pietra lungo le gambe. Intorno c'è solo la tenebra avvolgente ed è come se stringesse in un abbraccio e poggiando il suo petto sulla schiena facesse sentire il suo respiro profondo e greve. È come se qualcuno possedesse la conoscenza millenaria al di la del bene e del male e volesse farcene dono, un dono oscuro, amaro, il cui immenso tesoro è solitudine e introspezione. E' il viaggio nell'ade di un novello Orfeo, dimentico dell'amore e delle speranze, un orfeo la cui Euridice è dannata per sempre e la cui discesa porterà ad una rassegnazione cosmica, un pianto senza lacrime, quasi provando compassione e rimpianto per chi non possiede questo fardello.


 Come detto nella citazione iniziale tratta dal Papiro Westcar, Gjedi era un sacerdote, guaritore e mago che possedeva la sapienza e perfino il potere di riportare in vita i morti. Si dice che Jacques Guerlain iniziò a comporre questo gioiello molti anni prima, addirittura nei primi anni del '900 ma che venne lanciato solo nel 1926 col nome di Djedi ispirato probabilmente dalla monumentale scoperta da parte di Howard Carter della tomba di Tutankamon nel 1923 e legato all'aura di esoterismo molto in voga nella Parigi dell'epoca. Purtroppo dell'originale del '26 non resta traccia se non per pochi fortunati che comunque oggi non potranno che godere della bellezza del flacone disegnato da Georges Chevalier per Baccarat dalle linee squisitamente art decò e che vagamente ricorda le linee di un sarcofago egizio scoperchiato. Esso venne commercializzato solo per pochi anni e c'è da giurare che, sebbene sia un profumo di un'eleganza estrema, rimase in circolazione per pochi anni e poi ritirato poichè troppo d'avanguardia per l'epoca. Djedi con quel vetiver spigoloso, freddo e impassibile dimostra come Guerlain fosse un secolo avanti al gusto dei suoi contemporanei anticipando tendenze che sarebbero arrivate solo ai giorni nostri nella profumeria. Per sapere come fosse Djedi in origine tuttavia non ci resta che basarci sulla riedizione che la Maison Guerlain fece nel 1996 a settant'anni dal lancio, in un numero limitato e numerato di mille flaconi in cristallo Baccarat simile a quello utilizzato per il parfum di Jicky. Io ho avuto la fortuna di sentire sulla mia pelle grazie alla gentilezza di un'amica appassionata.

Agostino Arrivabene - Lo psiconauta
Il cuore del profumo è dominato da un vetiver sconvolgente, senza compromessi, reso ancora più brutale e magnetico dallo zibetto naturale, meno fecale rispetto al sintetico usato oggi e più vibrante di accenti speziati. Sebbene nella piramide sia riportata la rosa damascena, sentendolo non se ne avverte la minima traccia in fondo a tutta quell'ombrosa umanità che predomina. viene da pensare che una rosa umida e muffosa qui sia usata in minime quantità per dare spessore e ancora più profondità al sottosuolo.
Il fondo diventa più poudré e morbido con radice di iris e un soffio muschio ma non abbastanza perchè si scaldi il cuore di questo essere algido subito contrastato da muschio di quercia e patchouli dai sentori muffiti e inchiostrati e da un tocco di catrame di betulla dai toni resinosi che lo riportano nell'oscurità.
Come molti notano, ci risento tutti i punti di contatto con l'estratto di Onda di Vero Kern che pure scaturisce da un vetiver animale ma dove Djedi è solenne ombra e solitudine, Onda è carattere, forza vitale e calda sensualità data da una dose potente di miele e soprattutto cera d'api.

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