30 luglio 2011

Pierre d'Afrique: una gemma profumata

Una scaglia di pietra d'Africa
In questi giorni un amico del forum di Adjiumi con la sua verve toscana mi ha regalato il simpatico appellativo di "Mags mano di pietra" così, in barba alla pesantezza dei miei post, ho pensato di parlarvi giusto di una pietra, la pietra d'Africa.
Ho vissuto la mia passione per i profumi in varie dimensioni che si sono succedute nel tempo: da sempre annusando tutto quello che mi veniva a tiro e scrutando la realtà col naso forse anche a causa della mia vista scarsa, poi con le fragranze rubate dal beauty di mamma prima e più tardi ricevute in regalo ed infine con quelle acquistate da consumatore incosciente. In più è arrivato il web con la scoperta di molti appassionati come me che non volevano solo comprare fragranze ma anche saperne di più sulla storia del profumo e su cosa c'è dentro. Pian piano la voglia di capire ti spinge alla scoperta delle materie prime con cui vengono realizzate le fragranze e a volerle annusare e capire nelle loro sfaccettature. Quindi provate ad immaginare la mia curiosità quando lessi di qualcosa che veniva estratto da una pietra...

Pierre d'Afrique: a scented gem

A chip of Africa stone
These days a friend from the Adjiumi forum with his tuscan verve gifted me with the nice epithome of "Mags stonehand", so in spite of the heaviness of my posts I thought to tell you just about a stone, the African stone. I lived my passion for perfumes in many dimensions that followed one after the other during the time: since ever smelling everything was in my reach and scanning the world with the nose maybe because of my not so good sight, then with the fragrances stolen from mom's beautycase first and received as a gift later and finally the ones bought as an unconscious customer. Furthermore the web arrived with the discovery of many passionate people like me that didn't want just buy scents but also learn more about perfumery history and what's inside it. Gradually the desire to undestrand pushes you to discover raw materials used to make fragrances and you want to smell them to undestand their facets. So just try to guess my curiosity when I read about something extracted from a stone...

23 luglio 2011

Cinq Mondes: Eau Egiptiènne e Rituel de Java (Olivia Giacobetti)

Cinq Mondes: Rituel d'evasion
Ogni anno vengono commissionati dalle case produttrici di materie prime e fragranze degli studi di tendenza su cosa andrà di moda, o per meglio dire, su cosa i consumatori di fragranze desiderebbero comprare. Lo studio cerca di capirlo in base a cosa avete promosso e bocciato coi vostri commenti su forum, blog, sondaggi  e interviste e su cosa avete acquistato in ultima battuta.
L'anno scorso a Pitti Fragranze è emersa nettamente una voglia di verde, di note al tempo stesso corroboranti e rilassanti fra cui ho notato una nuova attenzione verso sentori balsamici ed aromatici e in particolare di menta e geranio come già aveva preannunciato il lancio di Geranium pour Monsieur di Dominique Ropion per Editions de Parfums Frédéric Malle.
In realtà una tendenza non inventa nulla di nuovo ma va semplicemente a sniffare (è il caso di dirlo) ciò che c'è di nuovo nell'aria, così mi è venuta curiosità per alcune creazioni precedenti che contenessero note di menta e geranio. Le note mentolate poi hanno il pregio in questa stagione di donare una sensazione di fresco immediata e quindi sarebbero perfette per una colonia rinfrescante. Unico rischio: l'effetto colluttorio se il profumiere non sa ben dosarle all'interno di una composizione.

Cinq Mondes: Eau Egyptienne and Rituel de Java (Olivia Giacobetti)

Cinq Mondes: Rituel d'evasion
Every year companies producing raw materials commission inquiries about tendencies and what will be in fashion, or to better say, what fragrance custumers will be willing to buy. The study tries to forecast it basing upon what's turn up and down with your comments on forums, blogs, surveys and interviews and what you've bought lately.
The last year at Pitti Fragranze they shown a neat craving for greenery, for corroborating yet relaxing notes among which I noticed a new attention towards balsamic and aromatic smells and in particular towards mint and geranium as already previewed with the launch of Editions de Parfums Frédéric Malle's Geranium pour Monsieur by Dominique Ropion.
Atually a tendency doesn't invent anything new but it simply sniffs (that's really the case) what's new going on in the air, so I got curious about some pre-tendency creations featuring notes of mint and geranium. Besides minty notes have also the merit of giving an immediate fresh sensation hence they'd be perfect for a chilling cologne. Just one risk: the mouthwash effect if the perfumer doesn't balance it properly in a composition.

16 luglio 2011

Parfums de Nicolaï Le Temps d'une Fête: odore d'estate

Pierre-Auguste Renoir - Chemin montant
Che odore ha l'estate per voi? Sa forse di brezza di mare? Oppure di quelle ciliegie che maturavano nell'orto dei nonni? O ancora di erbe aromatiche dei prati di montagna? Certamente è una cosa del tutto soggettiva che ci riporta ai nostri ricordi. Per me gli odori dell'estate son soprattutto legati alla campagna, al fieno, alla mietitura, ai giaggioli selvatici lungo le rive dei fossi, all'ombra dei boschi dove trovare riparo dalla calura e alle fioriture tardive, profumi ancora verdi ma caldi, intensi, pieni di sole.
Questo mi ha ricordato all'istante Le Temps d'une Fête di Parfums de Nicolaï, uno chypre ambrato creato nel 2007 dalla proprietaria e co-fondatrice Patricia de Nicolaï che vede come protagonista uno dei miei fiori preferiti, il narciso, con le sue sfumature verdi, floreali ma con accenni animali e che ricordano il fieno fermentato. Lo stile compositivo di Madame de Nicolaï è inconfondibile per il suo amore che traspare per lo stile classico della grande profumeria francese con particolare riferimento a Guerlain di cui Patricia è una discendente.
 

Parfums de Nicolaï Le Temps d'une Fête: summer smell

Pierre-Auguste Renoir - Chemin montant
What's the smell of sommer for you? Is it maybe the sea breeze smell? Or is it the one of that cherries that used to ripen in your grandparents yard? Or again the one of aromatic herbs in the mountain's fields? For sure it's a completely subjective topic taking everyone back to our memories. To me the smells of summer are above all related to countryside with the hay, the harvest time, the wild orris along the drain banks, the shade of woods where to shelter from the heat and the late blooms, still green smells but warm, intense, sunsoaked.
All this instantly recalls to me Parfums de Nicolaï's Le Temps d'une Fête, an ambery chypre created in 2007 by owner and co-founder Patricia de Nicolaï that features as the leading character one of my favourite flowers, narcissus, with its green facets, floral yet with animal hints redolent of fermented hay. The composing style of Madame de Nicolaï is unmistakable for the love it reveals for the great classic french perfumery style with particular reference to Guerlain of which Patricia is a descendent.
 

10 luglio 2011

Dzongkha, il dragone dormiente

"Per quanto un uomo possa battersi, la conoscenza non sarà mai perfetta finché paure e preoccupazioni offuscheranno la sua mente. Finché la confusione toglie pace alla sua mente, la sua conoscenza  non esalerà il profumo della felicità" Buddha

Bhutan: il Tempio di Kyichu Lhakhang
Adoro viaggiare, mi piace a tal punto che il solo pensiero mi rende euforico ancor prima di partire, quando l'itinerario è ancora solo un'embrione nella mia testa. A volte diventa realtà, a volte rimane solo una fantasia ma poco importa perché anche viaggiare con la mente può essere un piacere intenso. Naturalmente i sensi ci aiutano a farlo, basta gustare un sapore diverso o ascoltare una musica particolare per farsi trasportare altrove.
Anche un profumo suggestivo ha questo potere e di sicuro sa come esercitarlo Bertrand Duchaufour, uno dei profumieri che più stimo proprio per questa sua capacità impressionista di tratteggiare uno spazio con pochi dettagli olfattivi, sia che siano piante, palazzi o condizioni atmosferiche. E lui infatti che nel 2006 compone per l'Artisan Parfumeur il terzo profumo della serie dedicata ai viaggi (dopo Bois Farine e Timbuktu), per me uno dei capolavori degli ultimi cinque anni, Dzongkha.

Questo nome dal suono che pare quasi un'esclamazione deriva dal Tibetano antico ed è la lingua parlata negli Dzongk, monasteri buddisti fortificati tra le montagne del Buthan. Ho trovato geniale questa scelta invece di altri mille nomi che potevano evocare paesaggi lontani e luoghi misteriosi. Non a caso un profumo ha molte caratteristiche in comune col linguaggio: invisibile come il suono della parola, entra dentro di noi e ci fa vibrare e come una lingua rivela il carattere di un popolo così il profumo dovrebbe rivelare il carattere di chi lo indossa.
Certamente dominato dai legni, è comunque difficile inquadrare Dzongkha in una precisa famiglia olfattiva perché è un profumo complesso: racconta di ampie e silenziose vallate, di boschi dopo la pioggia, di templi, di riti e di unguenti ma anche di spazi interiori e di silenzi. Eppure prima ancora di tutte queste suggestioni a rapire i miei sensi è stata la summa di alcune note tra quelle che amo di più. C'è la peonia con la sua freschezza rugiadosa, quasi liquida e medicinale, poi un accenno fruttato nascosto lungo tutta la fragranza ma non ha nulla a che vedere col litchee sfacciatamente zuccherino riportato in piramide, piuttosto la linfa succosa di un legno esotico. Ancora c'è il cedro, maestoso ed asciutto, il cuoio vivido e fresco di concia col suo tocco ruvido, il verdeggiare di foreste secolari molli di pioggia e infine un tripudio di iris terroso, distante e meditativo, quasi impietrito da vetiver e papiro.

Mandala buthanese (XIX secolo)
La piramide ufficiale riporta note di peonia, litchee e cardamomo in testa, spezie, the Chai, vetiver, incenso e cedro nel cuore e infine cuoio, iris e papiro indiano nel fondo. Se da un lato si notano immediati i rimandi a lavori precedenti di Duchaufour quali Timbuktu e Paestum Rose per Eau d'Italie, quel che risulta è originale, con ottima tenuta e buona diffusività ma non denso e perfino dopo l'apertura stravagante e pungente di di spezie fredde ad evocare l'aria rarefatta del Tibet rimane luminoso anche nei toni lattei del the chai che rendono il cuore della fragranza confortante infondendole quiete.
Duchaufour riesce ad incastonare con precisione tutti i colori della tavolozza in un particolare mandala, tanto materico quanto effimero, per poi avvolgerlo con un sottile filo di incenso che impregna la fragranza di misticismo e la sospende nel tempo, trasportandomi in un luogo primordiale del se dove tacciono i pensieri  al ritmo lento del respiro.

Dzongkha, the peaceful dragon

"Though a man may strive, a knowledge will not be perfect while fear and worries cloud his mind. While perplexity robs his mind of peace, his knowledge will not forth the perfume of happiness" Buddha


Bhutan: Kyichu Lhakhang Temple
I adore to travel, I like it so much that just thinking of it puts me in high spirits even before leaving, while the path is still only a embryo in my mind. Sometimes it becomes real, sometimes is just a fantasy but it doesn't really matter because even travelling with your mind can bring an intense pleasure. Senses help doing this of course, tasting an unusual flavour or listening to a particular music is enough to be carried away in another place. Also a redolent smell holds the same power and for sure  who knows how to exert it is Bertrand Duchaufour, one of the perfumers I keep in high estimate for his impressionist ability to sketch a place with few olfactory details, whether they are plants, buildings or atmospheric conditions. In fact in 2006 he concocts for Artisan Parfumeur the third fragrance of the travel series (after Bois Farine and Timbuktu), to me one of the masterpieces of the last five years, Dzongkha.

This name that sounds almost like an exclamation derives from ancient Tibetan and is the language spoken in the Dzongk, fortified buddhist monasteries among the mountains of Buthan. I found this choice brilliant instead of other thousand names conjuring up faraway landscapes and mysterious places. It's not by chance a perfume has many characteristics in common with a language: invisible like the sound of a word, it gets inside us and makes us resonate and like a language reveals the spirit of a population, so a fragrance should reveal the character of who wears it.
Certainly dominated by woods, it's difficult to set Dzongkha into an olfactory family because it's a complex juice: it's about wide and silent valleys, woods after the rain, temples, rites and ointments but also about inner spaces and silences. Yet before all this awesomeness my senses got ravished by the summa of some of my most favourite notes. Peony is there with its dewy freshness, almost liquid and medicinal, then there's a subtle fruity tone lurking through all the development of the fragrance but it has nothing to share with the cheekily sugary litchee stated in the pyramid, it's rather the mellow sap of an exotic tree. Again cedarwood is there, imposing and dry, a lively leather freshly tanned with its rough touch, the greenery of age-old forests drenched in rain and finally a blaze of dusty, aloof and meditative iris almost petrified by vetiver and papyrus.

Bhutanese mandala (XIX century)
The official pyramid features notes of peony, litchee and cardamom on top, spices, Chai tea, vetiver, incense and cedarwood in the heart and finally leather, iris and indian papyrus in the base. If from one hand can be noticed an direct connection to Duchaufour previous works like Timbuktu and Eau d'Italie's Paestum Rose, from the other hand the result is very original with great lasting power and good sillage but not dense and after the weird stingy opening with cold spices conjuring up the rarefied air of Tibet, it stays luminous even with the milky tones of Chai tea making the heart of the scent comforting and peaceful.
Duchaufour doesn't fail to put in a precise way all the colours of the palette in a particular mandala, as bodily as translucent, to wrap it then with a thin incense trail that fills the fragrance with mysticism and suspends it through the time, carrying me away in a primordial inner place where thoughts stay still as the breath flows.
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