29 ottobre 2011

Hermèssence Santal Massoïa: il peso del silenzio

Confesso che lo stile minimal-chic e trasparente di Jean Claude Ellena non sempre mi entusiasmi eccezion fatta per le composizioni che non risultino cave dal processo di Ellenizzazione ma dove la sottrazione mantenga la superficie cristallina della creazione per lasciar trasparire trame portanti inconsuete. Tuttavia non tutte le ciambelle riescono col buco e il trucco riesce solo in parte nell'ultimo Hermessence Santal Massoïa.
Certo il nome mi aveva suscitato diverse curiosità. Prima fra tutte quella di sentire l'interpretazione del legno di sandalo, se non erro la prima, di Monsieur Ellena mentre la seconda curiosità era circa la citazione esotica nel nome di questa fragranza.

Corteccia d'albero Massoïa
Il bello di questa passione è che ti permette di imparare concetti che invadono molti campi e facendo una piccola ricerca scopro che l'albero Massoïa è un arbusto delle lauracee originario di Indonesia e Nuova Guinea. Da secoli dalla sua corteccia si ricava per distillazione a vapore un olio aromatico ricco di lattoni (detti lattoni massoia appunto) alcuni dei quali si trovano anche nei fiori come la tuberosa. L'aroma che sprigiona è latteo e legnoso con eleganti sfumature di fava tonka, sandalo e frutta secca. Inoltre presenta un aspetto fruttato di cocco senza suggerire l'effetto olio solare o batida de coco che rischia di sembrare dozzinale.
E' proprio da un'impressione verde che la fragranza parte suggerendo sin da subito un fogliame esotico dato dalle tinte acidule dell'assoluta di germogli di ribes nero che Ellena confessa essere una sua materia feticcio nel suo recente libro Journal d'un parfumeur. Nonostante l'aggiunta del sentore aromatico della foglia di fico con la sua linfa lattiginosa renda l'accordo gioioso, anche a causa della base traslucida di cedro tutto rimanda troppo facilmente al capolavoro di un'altra maestra di architetture trasparenti, Dyptique Philosykos di Olivia Giacobetti con la sua purezza disarmante.

Qui fortunatamente il risultato è più linfatico ed una volta sfumato rimane persistentissimo il verde pungente del ribes nero accompagnato da un impercettibile retrogusto floreale di viola. Ellena cerca così di dare risalto alla rotondità del sandalo che, peccando di minimalismo, è centellinato in dose davvero infinitesimale rispetto allo chic Hermès. Guarda caso proprio un gioiello di famiglia Hermès come il maschile Bel Ami (scordatevi l'esangue versione attuale) composto nel 1986 da Jean-Louis Sieuzac (Yves Saint Laurent Opium, Dior Fahrenheit e Dune) vedeva nascosto fra le pieghe del cuoio più pregiato un Mysore rubacuori caldo e avvolgente a cui pochi saprebbero resistere.
Unica piccola sorpresa, unico genio uscito sfregando la bottiglia è la piacevole sfumatura di arachide tostata e lievemente oleosa che galleggia sul fondo poudré di questo jus legnoso-lattonico. Questo è il rischio che si corre componendo un haiku: bisogna scegliere con cura le proprie parole altrimenti qualcuna potrebbe risultare stantia e le pause di silenzio risulterebbero troppo assordanti per apprezzare il resto.

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