9 agosto 2013

Penhaligon's Vaara (B. Duchaufour 2013)

Pensate ad una favola ambientata in Rajasthan, al confine indiano col Pakistan. Non sono mai stato in Rajasthan, ma dalle foto che ho visto me lo immagino di una bellezza da togliere il respiro, un paese dove l'aria è carica di profumi così intensi da restare impressi sui vestiti come pure nella mente.
Vaara è una bimba nata a Jodhpur, in un palazzo da sogno, ed è la gioia di suo nonno, Sua Altezza il Maharadja Gaj Singh II che ha voluto celebrare la sua nascita dedicandole un profumo, un'essenza che catturasse l'anima dei giardini esotici, dei mercati di spezie e stoffe sgargianti e il legame profondo della sua famiglia con la propria terra. Il saggio Maharadja commissionò la fragranza alla rinomata casa inglese di fragranze Penhaligon's che inviò a corte il mastro profumiere Messer Duchaufour per ricreare questo incanto. Viste le premesse favolose, potete immaginare come non stessi nella pelle dalla curiosità di sentire il risultato di quattro anni di lavoro.

Vaara si schiude con la freschezza fruttata della mela cotogna, spinta da un soffio di coriandolo. La piramide riporta anche carota e iris ma stento a sentirli sulla mia pelle che invece da spazio alla sinfonia floreale del cuore. Il primo movimento è una fioritura di petali delicati, di peonie rugiadose dal cuore medicinale di zafferano e di magnolie nell'ombra che diffondono la loro freschezza citrica e il loro languido latte d'albicocca. Il secondo movimento è un largo per lo strumento solista, la rosa che canta con la freschezza della rosa bulgara e la dolcezza della rosa marocchina. La sua aura mielata è confortevole, sostenuta dall'accento verde del sandalo, morbido come pelle di bimbo.

Vaara è un dipinto ad acquerello e piacerà sicuramente a chi ama i bouquet delicati tuttavia roseti e peonie non riescono ad evocare palazzi e giardini esotici. Le spezie e le sete colorate sono svaniti sotto la scure del perbenismo olfattivo che ha sbiancato le tavolozze dei profumieri per piacere a molti. Così chi si aspettava un orientale principesco resterà deluso dal terzo movimento che conclude in una nuvola di muschi bianchi dal timbro pulito dell'helvetolide col suo echo fruttato pera. Peccato non aver osato con un fondo più evocativo, magari tinto dalla punta urinosa del miele o dall' iris burrosa. Invece Vaara prende i contorni di un bel floreale, gentile ed ordinato come un giardino alla francese in cui perfino gli uccelli cantano piano per non disturbare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma no! ho letto Duchaufour, ho letto sinfonia di zafferano e sandalo, sono andata in estasi e invece il Bertrando mi cade su quei muschiacci che fan più heidi aciduccia che principessa dai sette veli. E pensare che il suo Amaranthine è una fragranza così sorprendente e luminosa...peccato!! tua malefica frappè.

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